A Vasto in località Frutteto casolare di mq 750 del 1600 da ristrutturare con terreno edificabile circostante di mq 10.000. Da "Le Ville di Vasto" di Pasquale Tunzi, Tinari Editore: Al centro di un agro coltivato a mandorli è possibile vedere, da relativa distanza, il casale noto come villa Frutteto. Questa zona, detta per l'appunto Frutteto, era anticamente denominata Vigna del Signore o Ginese, delimitata tra la fonte dell'Oppio, e la contrada delle Grotte, poco lungi dalla Madonna dei Sette Dolori. Il lotto sul quale insiste il casale è fiancheggiato ad ovest dalla strada del Frutteto e a est dalla strada della Penna, percorso di maggiore importanza sul quale si apre l'ingresso principale della villa. Il casino venne edificato da Diego d'Avalos nella seconda metà del Seicentoin in una zona in cui si poteva godere del piacere del panorama costiero. Qui, come riferisce Luigi Anelli, Cesare Michelangelo ricevette Fabrizio Colonna nell'ottobre del 1723, in occasione dell'onorificenza del Toson d'oro conferita al Colonna per ordine dell'imperatore Carlo III. L'edificio si presenta a blocco su due piani, sormontato da un piano attico, con il paramento a mattoni affiorante dal precario stato d'intonaco. Tutte le facciate mostrano una rigida impostazione compositiva determinata dall'impiego della simmetria speculare. L'intero blocco è segnato da un alto basamento trattato a bugne piatte, contenute da cantonati sottili e lisci che inquadrano due esili cornici marcapiano e marcadavanzale e sorreggono la cornice mondanata del tetto. Il prospetto est affacciato sulla strada del Frutteto, in modo non dissimile da quello opposto rivolto verso il mare, ha un portone centrale incorniciato da una fascia piatta e arcuata, mentre al primo piano si aprono cinque finestre inquadrate da cornici lisce, poste a intervallo irregolare. Sul prospetto ovest la finestra centrale, più alta delle altre, è corredata da balconcino in pietra protetto da un'esile ringhiera di ferro. I fronti laterrali mostrano al primo piano una serie di quattro finestre poste tra loro alla medesima distanza, mentre al piano terra le aperture si differenziano secondo l'utilità degli ambienti interni e la relazione di fruibilità con l'andito esterno. Nel totale rigore delle facciate fanno eccezione i due prospetti dell'altana, coperta da tetto a capanna con occhio termale su entrambi i fronti. Il prospetto est ha una sola apertura ad arco posta al centro del parametro murario a segnare ulteriormente la simmetria; il prospetto opposto, invece, presenta le evidenti tracce di tre aperture ad arco, e sui fianchi la muratura ospita due finestre cieche poste in prossimità degli spigoli. L'impianto planimetrico di forma rettangolare (m 22,90 x 14) è ascrivibile alla classica distribuzione delle case di campagna, ripartito in tre campanelle uguali di m 6,70, contenenti ognuna due ambienti di differente profondità: quelli prospettanti sul lato occidentale sono più ampi di quelli retrostanti e misurano m 7,00. Alcuni ambienti, nell'estrema semplicità delle pareti scialbate, hanno sulle volte a padiglione specchiature disegnate da cornici a stucco, che ritroviamo analogamente anche nelle camere del primo piano. Qui vi si accede a mezzo di una scala a pozzo a tre rampe situata nel grande vano centrale rivolto ad est. Una semplice ringhiera in ghisa, dal disegno classico a tondini con ghiere decorate, rende sobriamente elegante l'ambiente illuminato dalla lunga finestra a balconcino del primo piano. Al piano terra l'andito del vano scala permette l'accesso ai due ambienti laterali anteriori e, posteriormente ad un secondo vano scala, più modesto, dal quale è possibile recarsi ai due ambienti laterali postici e alle camere situate ad oriente del primo piano. Qui la distribuzione degli ambienti, che ricalca la tripartizione longitudinale sottostante, ha la campata centrale interamente occupata dai due vani scala con disimpegno e nelle due campate laterali trovano posto sei camere rettangolari comunicanti, tre per ogni campata, di cui quelle centrali risultano più ampie delle altre. All'altana si accede da un'altra scala posta nello stesso spazio in cui è situata la scala di servizio. Il piano attico è formato da due ambienti di diverse dimensioni coperti con intelaiatura di legno a vista, risistemata nel 1939. Gli elementi di finitura in facciata lasciano supporre la medesima età di questo corpo e della parte sottostante la costruzione, ma i registri del Catasto Provvisorio del 1815 riportano al nome del Marchese d'Avalos la fabbrica composta da sei membri superiori di 1^ classe e da quattro inferiori di 3^ classe, su terreni coltivati a olivo, senza far menzione alcuna ad esso. Come si vedrà successivamente, molte proprietà del Marchese tra il 1869 e il 1878 andranno alla famiglia Cestari conti di Scapoli e ciò accade anche per questo edificio. Nel 1877 a norma di Francesco Ponza, livellario a Cestari Carlo, è segnata in contrada Frutteto la "casa di villeggiatura" costituita da tre piani e quattordici vani, trasmessa tredici anni dopo, per metà a Enrico Ponza ed altri. Questa porzione arriverà nel 1900 nelle mani di Salvatore Palmieri il quale la manterrà a favore della famiglia, infatti per successione passerà a Filoteo (1909), poi a Luigi e Domiziano (1920) e nel 1966 ne saranno proprietari i fratelli Leopoldo e Carlo. Oggi versa in uno stato di consistenza alquanto precario e necessaria di urgenti opere di restauro conservativo. ? ? 750.000. - SC5731203